Carrara, fra marmo e cultura

Conosciuta al mondo per il suo oro bianco, ovvero il marmo, quello bianco purissimo, Carrara sfrutta la sua materia prima non solo vendendo a sceicchi e petrolieri o artisti internazionali che producono qua le loro sculture, ma anche valorizzando ed esaltando la propria identità culturale. Basti pensare agli scultori e ai tanti laboratori di scultura in continua creazione artistica, dove gli artisti del marmo operano tutto l’anno, spesso anche lontano dagli occhi di un pubblico che non sa che a Carrara di arte se ne produce, tanta. Tra gli artisti locali, ad esempio, interessante è il lavoro di Simone e Andrea Dell’Amico che portano la scultura all’interno del loro locale, CibArt, esponendo le loro opere in maniera ingegnosa, accompagnando piatti e aperitivi a veri pezzi di design realizzanti ovviamente in marmo.

Anche dopo la fine delle biennali di scultura, Carrara non smette di essere centro di interesse di artisti e cultori dell’arte, in particolare durante la stagione estiva attraverso manifestazioni culturali quali la Marble Weeks, che prevede al suo interno diversi eventi ed esposizioni in cui il marmo è protagonista indiscusso, ma non l’unico.

Iniziata a giugno e visitabile per tutta l’estate presso i Salotti, nel Palazzo del Medico in Piazza Alberica, è la mostra dell’artista Michele Chiossi, “Carrara Arabesque”, in collaborazione con la Galleria Ricci di Carrara e curata da Kanchi Mehta. Come diceva Le Corbusier, “l’Architettura è il gioco sapiente, rigoroso e magnifico dei volumi sotto la luce”. Sono appunto il marmo e la luce le due materie prime di questa mostra. Con un omaggio agli arabeschi fluorescenti di Lucio Fontana, le sculture in marmo di Chiossi, dalle forme arabescate e a zigzag, vengono affiancate da luci, quella naturale del fuoco della candela o quella artificiale del neon, dialogando con lo spazio e creando profondità, giochi di ombre e contrasti.

michele chiossi - carrara arabesque (2)-horz

L’artista Alberto Timossi, invece, ci porta direttamente nella cava, laddove il marmo viene estratto. Il 24 luglio, in collaborazione con la Takeawaygallery di Roma, ha inaugurato, presso le Cave Michelangelo, la sua mostra dal titolo “Illusione”, curata da Achille Bonito Oliva: si tratta di un tubo arancione di pvc che sembra perforare la montagna bianca creando una specie di illusorio canale di passaggio. Il tentativo è quello di dare una diversa chiave di lettura dello spazio con un intervento tanto invasivo quanto minimale. A breve verrà inoltre realizzato un film che documenta le varie fasi di installazione dell’opera.

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La presenza dell’Accademia di Belle Arti, una delle più importanti d’Italia, indubbiamente per quanto riguarda almeno la scultura, fa sì che molte iniziative artistiche siano dedicate anche all’arte emergente.

Fra queste “Parkour”, che si concluderà il 13 settembre, una mostra itinerante che realizza un doppio risultato: promuove e rivaluta, recupera e utilizza spazi sfitti per mettere in mostra sculture e dipinti di studenti dell’Accademia e di artisti affermati. Questi fondi di negozio ed ex magazzini, assumono così un nuovo significato passando da spazi dimenticati a piccoli contenitori museali con una loro ben precisa valenza culturale. Il percorso espositivo, che va da Via Verdi fino al battistero del Duomo, passando per via Loris Giorgi e via Santa Maria, prevede deviazioni verso altre due importanti mostre curate da Luciano Massari, direttore degli Studi d’Arte Cave Michelangelo e docente di scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Carrara. La prima, ancora una volta in collaborazione con la Takawaygallery, è quella di Marco Milia dal titolo “L’ottavo giorno”, un’installazione site-specific all’interno della sala ottagonale del Liceo Artistico Artemisia Gentileschi, in cui l’artista sospende a mezz’aria un ottagono di forme leggere e luminose che gioca con lo spazio in cui è perfettamente adattato, cambiandone la percezione ed invitando il pubblico ad interagire. Il ricorrere del numero otto non è certo casuale e si connette alla simbologia religiosa, all’infinito, al nuovo giorno in cui il ciclo della vita ricomincia. La seconda mostra, invece, è quella nella sconsacrata Chiesa delle Lacrime, che presenta l’opera di Nunzio dal titolo “Diluvio”: anche questa interviene nello spazio creando una nuova relazione con esso, indagando soprattutto il concetto di soglia. La scultura di listelli di legno di rovere anneriti dalla combustione, con un’aggiunta di pigmento blu, è posizionata in verticale e disposta al centro della chiesa a formare una geometria semicircolare, concava o convessa a seconda del punto di vista, creando una forte separazione e un ostacolo alla fruizione, sia fisica che visiva, della chiesa, accentuando inoltre il contrasto con lo stile barocco della struttura.

Black-line-di-Marco-Milia-2012-horz

Silvia Nonaizzi

Photo courtesy:

http://www.artslife.com/2013/06/24/carrara-marble-week-2013/
https://www.facebook.com/182533725123120/photos/gm.1476614255968800/936032349773250/?type=1
http://www.takeawaygalleryroma.altervista.org/Roma/

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