La cultura si sostiene con l’interdisciplinarietà: l’esempio del Contemporary Cluster

Cluster: grappolo, ammasso, gruppo. Questo è il concetto da cui prende il nome lo spazio pensato dal gallerista Giacomo Guidi ed inaugurato alla fine del 2017 tra le seicentesche mura di Palazzo Cavallerini Lazzaroni, in via dei Barbieri 7 a Roma. È il Contemporary Cluster, luogo polifunzionale che nasce come possibile risposta all’idea tradizionale di galleria, apparentemente costretta sempre più a dover fronteggiare una fase di trasformazione dettata dalle mutazioni del sistema socioeconomico come di quello culturale. 

Il concetto di cluster sintetizza per Guidi il tema della multidisciplinarietà, che si esprime nella volontà di far coesistere e dialogare ambiti eterogenei come arte visiva, design, musica, fotografia, libri, moda. Si tratta di una scelta che senz’altro riflette la crescente tendenza alla contaminazione del sistema culturale odierno ma che, soprattutto, risponde a esigenze di natura economica che insorgono per un’istituzione che voglia proporre e vendere cultura.

Collezione di design del Contemporary Cluster
Courtesy of Contemporary Cluster

Come spiega Guidi, infatti, il Contemporary Clusterè una società che si sostiene economicamente grazie ad attività di vendita che non si limitano solo alle opere d’arte ma vanno a includere, ad esempio, anche design, vestiti e libri. È possibile considerare questo spazio una nuova forma di galleria? Il direttore artistico risponde che si può meglio intendere come una «nuova modalità»  atta a «generare cultura contemporanea attraverso progettazione combinata» e individua nel suo cliente perfetto il «dandy contemporaneo amante dello stile e della contemporaneità».

La poliedricità investe anche gli eventi che vi si organizzano: oltre alle mostre si possono trovare corsi da DJ, corsi di disegno, presentazioni di libri, incontri di moda. È possibile acquistare tutto ciò che si trova in esposizione; per quanto riguarda opere d’arte e di design i prezzi vanno mediamente dai 500 ai 100.000 euro, mentre per altri prodotti come libri, gioielli o vestiti il range è tra i 50 e i 2000 euro. Per esempio, vi sono esposti i gioielli dell’atelier “Aspecifico” di Myriam Bottazzi, fashion designer milanese attualmente residente a Roma (prezzi tra 140 e 400 euro), accanto alle calzature e i vestiti Future Archive” della multi brand boutiqueromana Tricots (900 – 1800 euro). Sono, però, arte e design a rappresentare la sinergia più forte di questo spazio polifunzionale: al secondo piano s’incontrano, fino al 20 marzo, una mostra di arte visiva e una di design.

Mostra Furia (stampe a parete) ed esposizione di Artefatto (mobili di design) al secondo piano del Contemporary Cluster
Courtesy of Contemporary Cluster

La prima è Furia, mostra di gigantografie su carta da parati che ricoprono interamente le pareti del piano. Grandi stampe in bianco e nero, ritraggono volti e scenari della cultura underground romana e sono tratte dal libro “Vangelo”, che racconta le controculture della città eterna attraverso le fotografie di Paolo Cenciarelli; il volume si può sfogliare al piano terra (prezzo 50 euro) ed è edito dalla casa editrice romana Drago, sponsor della mostra.

La seconda vede esposti i mobili di Artefatto, studio di design con sede a Chelsea e fondato nel 2015 da tre giovani designer: Lorenzo Scisciani, Salvatore Morales e Sacha Andraos. Presenti a Roma per la prima volta e con la loro prima personale, hanno portato alcuni mobili realizzati con aziende come De Castelli e Alivar con prezzi dai 1700 euro per i tavolini da salotto in onice bianco ai 9000 per “Archi Sofa”, grande divano in velluto grigio e costruito su moduli quadrati. I designersi sono detti soddisfatti del contrasto, effettivamente notevole, tra il sobrio lusso dei loro mobili e la crudezza delle circostanti stampe della mostra Furia. La mostra prosegue poi in una seconda stanza con una collezione, curata dal brand manager Giovanni Aurella, di mobili acquisiti dalla piattaforma Old Era che sono stati disposti in un percorso che va dalle creazioni più recenti a quelle più antiche; tra queste, alcune “Superleggera” di Gio Pontie una chaise longue di Le Corbusierdel valore di 14.000 euro.

Eterogeneitàversatilità,mutevolezza: sono dunque questi gli elementi che caratterizzano un centro culturale contemporaneo che voglia rendersi economicamente sostenibile? Secondo Giacomo Guidi la risposta è sì, allineando la sua proposta ad un mondo del lavoro che guarda con sempre maggior interesse all’interdisciplinarietà e all’ibridazione.

Guglielmo Hardouin

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