Musealizzare la moda: le collezioni d’impresa

Ad un mese dall’apertura di Gucci Garden, rinnovato Museo Gucci di Firenze, si torna a discutere sull’importanza di musealizzare la moda, un bene culturale di interesse internazionale, che negli ultimi anni ha finalmente trovato rappresentanza grazie alle collezioni d’impresa.

Infatti, secondo uno studio condotto nel 2013 dall’Università Cattolica di Milano, in Italia sono 160 le realtà aziendali che hanno investito nelle collezioni d’impresa, di cui il 15% sono aziende del settore fashion & luxury. Di questa percentuale del settore moda, il 70% delle collezioni d’impresa sono esposte e aperte al pubblico. Ma, quali sono i vantaggi per un’azienda ad investire sulle collezioni d’impresa? Secondo questo studio, non solo il potenziale d’investimento di stakeholders istituzionali, ma anche la crescita del personale e il miglioramento delle condizioni di lavoro grazie ad un rafforzamento dell’identità aziendale. Inoltre, l’esposizione al pubblico delle collezioni d’impresa incrementa l’interesse del consumatore verso il settore moda, anche se questo non è ordinariamente appartenente alla fascia di consumo medio-alta che acquista i beni di lusso.

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Armani Silos, Milano 2015. Courtesy Armani Silos

Uno degli esempi più rappresentativi di questa forma di imprenditoria privata è Armani Silos, 4.500 mq di superficie espositiva, realizzata nel 2015 in occasione del quarantesimo anniversario della omonima maison. Efficace operazione di musealizzazione dell’archivio, diviso tematicamente tra le collezioni attraverso 600 abiti e 200 accessori, che ripercorrono la storia di Armani dagli anni Ottanta a oggi. Inoltre, a partire dal 2017 Armani ha realizzato nel Silos due mostre fotografiche vicine all’identità del brand, l’una dedicata alla celebrazione delle pratiche sportive e l’altra al rapporto tra Armani e le icone hollywoodiane. Altre importanti iniziative per Armani Silos sono state la creazione di un archivio digitale consultabile in loco e un laboratorio professionale per giovani creativi.

Le collezioni d’impresa sono però anche un ottimo strumento di comunicazione dell’azienda su mercati in ascesa, come dimostra la Maison Bulgari che dal 2015 promuove la diffusione dell’archivio di gioielleria storica in città come Pechino, Shangai, Tokyo e, non ultima, anche Roma. Infatti, all’interno della storica boutique di via dei Condotti, Bulgari ha dedicato parte dello spazio a un’esposizione d’archivio chiamata Bulgari Domus.

Investire sulla valorizzazione della città di fondazione del brand è un altro obiettivo delle collezioni d’impresa, come testimonia l’apertura di Gucci Garden, spazio multidisciplinare dedicato al food, al retail e all’esposizione della collezione d’archivio. In questo specifico esempio la collezione d’impresa si affianca alla ristorazione d’eccellenza italiana attraverso la figura di Massimo Bottura e valorizza l’archivio attraverso la figura curatoriale di Maria Luisa Frisa.

Un esempio internazionale di collezione d’impresa è il Musée Yves Saint Laurent con doppia sede a Parigi e a Marrakech. Infatti il museo ha da pochi mesi reso visitabile al pubblico l’immenso archivio della maison francese e la storia del suo fondatore, legata a queste due città. Il museo è nato dalla Fondation Pierre Bergé – Yves Saint Laurent, aperta nel 2002 nella storica sede parigina, che da quindici anni promuove la maison in tutto il mondo attraverso progetti culturali di diversa natura tra cui la salvaguardia dei Jardin Majorelle di Marrakech dove è collocata la seconda sede del museo.

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Musée Yves Saint Laurent, Parigi 2017. Courtesy Musée Yves Saint Laurent

È dunque innegabile il crescente potenziale delle collezioni d’impresa, seppure in Italia e in Europa non registrino ancora dati particolarmente rilevanti. Infatti, secondo lo studio International Directory of Corporate Art Collections del 2016, l’Italia detiene il 3% delle collezioni d’impresa al mondo, così come l’Inghilterra e la Svizzera mentre la Germania registra il 4%. Le collezioni d’impresa sono da considerarsi come progetti di dialogo tra moda e cultura che, non solo contribuiscono alla comunicazione e alla promozione del singolo marchio, ma soprattutto ricoprono un ruolo importante nella progressiva musealizzazione delle arti minori. Purtroppo la moda, come altre forme di arti minori, ancora occupa pochi spazi all’interno dei grandi musei istituzionali, soprattutto in Italia: si sottovaluta spesso l’importanza della moda come uno dei pilastri fondanti della tradizione e dell’identità del nostro paese.

Martina Fuzzi

 

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