MANIFESTA 12 A PALERMO. INTERVISTA ALLA COORDINATRICE GENERALE FRANCESCA VERGA

Approda quest’anno a Palermo Manifesta, biennale nomade europea nata nei primi anni novanta con lo scopo di favorire l’integrazione sociale in Europa. La biennale d’arte, che si svolgerà dal 16 giugno al 4 novembre, lavora sin dalla sua prima edizione con l’intento di promuovere il dialogo tra arte e società, nella convinzione che l’arte nasca in stretta relazione con il contesto territoriale e collettivo. Giunta alla sua dodicesima edizione, quest’anno Manifesta fornirà l’occasione per riflettere su temi quali l’integrazione e la coesistenza in una città multiculturale come Palermo, proponendosi come obiettivo quello di gettare le basi per un cambiamento sociale che possa mantenersi anche oltre la durata dell’evento. Il tema del Giardino Planetario, ripreso dal celebre botanico Gilles Clément e scelto come concept dell’edizione di quest’anno, sembra adattarsi perfettamente alla città: dotata di una cultura stratificatasi nel tempo in conseguenza del succedersi di numerose civiltà, Palermo continua ad essere oggi un crocevia nel cuore del Mediterraneo e un centro di accoglienza e valorizzazione della diversità.

1. Il 2018 sarà per Palermo un anno ricco di eventi, come vi inserite in questo contesto?

Come biennale nomade di arte e cultura Manifesta ha sempre avuto un forte approccio collaborativo con le città e i luoghi in cui ogni due anni si è trovata ad operare, già a partire dalle prime edizioni, grazie all’impronta data da Hedwig Fijen, fondatrice del progetto. A Palermo Manifesta sviluppa un discorso sociale e culturale ancor maggiormente legato, secondo me, alla città ospitante.Proprio in questi giorni è stato annunciato il programma di eventi collaterali che si realizzeranno in città durante la dodicesima edizione della biennale, che avrà luogo dal 16 giugno al 4 novembre 2018. Manifesta ha ricevuto circa 600 progetti di cui la giuria ne ha selezionati una sessantina, che avranno lo scopo di amplificare la diffusione e la conoscenza degli eventi stessi e di integrare Manifesta come parte di un discorso più ampio. Palermo quest’anno ha anche un’ulteriore opportunità, che è ‘Palermo Capitale Italiana della Cultura 2018’. Gli eventi sul territorio amplificheranno l’offerta culturale favorendo il processo di trasformazione sociale ed economica in cui la città si trova coinvolta.

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Aspettando Manifesta 12. Laboratorio didattico (Photo courtesy of m12.manifesta.org)

2. Ancor prima dell’inizio ufficiale di Manifesta si è cercato un coinvolgimento della comunità, promuovendo iniziative nel settore dell’educazione o collaborando con le associazioni culturali cittadine. Qual è stata la risposta della città fino a questo momento e che reazione ci si aspetta all’evento ufficiale?

Il Dipartimento Educazione di Manifesta è uno dei primi a iniziare a lavorare nella città ospitante, anche perché il lavoro di coinvolgimento della comunità, la conoscenza del territorio e l’accettazione di un evento come Manifesta è fondamentale e richiede tempo, soprattutto in una città come Palermo. Il team vede Yana Klichuk gestire il dipartimento Educazione insieme a Rossella Pizzuto e Maria Romana Tetamo. Tra i progetti educativi avviati a Palermo (‘Education Research Journey’, ‘Schools in Tandem’, ‘Fatimide’, ‘Memorie in Rima’…) c’è ‘Education Hub’: una piattaforma itinerante nella forma di un bus che si sposta ed entra in dialogo con diversi quartieri di Palermo. Supportato dalla DGAAP del Ministero dei beni e delle attività culturali e in collaborazione con enti sul territorio, questo progetto vede protagonisti alcuni studenti di Università e Accademia di Palermo che stanno trasformando un bus insieme a ENORME, uno studio di architettura di Madrid fondato da David Pérez, Carmelo Rodríguez e Rocío Pina. Nei diversi progetti sono stati coinvolti gli interlocutori locali e i rappresentanti delle varie associazioni culturali e sociali in città. Il loro apporto viene integrato nell’attività che tutti i giorni il team di Manifesta 12 porta avanti. Le reazioni non si possono prevedere ma sicuramente Manifesta si sta sviluppando da questa collaborazione e confronto.

3. Per avanzare la propria candidatura il Comune di Palermo ha stanziato un budget di 3 milioni e mezzo di euro. Sarà una somma necessaria a coprire i costi? Ci si aspettano contributi da parte di donatori privati a sostegno dell’evento?

Manifesta 12 è una Fondazione con socio unico il Comune di Palermo. Gli enti promotori e fondatori sono Il Comune di Palermo e Manifesta Amsterdam (IFM). Lo stanziamento iniziale del Fondo è dato dal Comune ed è integrato da ulteriori apporti di sponsor privati e partner. Al momento Manifesta 12 sta finalizzando le sponsorizzazioni e le partnership dell’edizione di Palermo.

4. Come collaborate con gli enti culturali sul territorio? E con le istituzioni? Siete stati accolti positivamente?

Collaboriamo con diversi enti culturali e istituzioni sul territorio, pubbliche e private, con spazi no profit, spazi di produzione artistica, associazioni sociali, educative ed agenzie. CLAC, ZEN Insieme, il Teatro Massimo, la Galleria d’Arte Moderna di Palermo, Moltivolti, Minimum Studio, PUSH, Marginal Studio, solo per citarne alcuni… Dialoghiamo su diversi livelli: da quello educativo, già menzionato prima, alla ricerca degli artisti, alla produzione di opere inedite o nella comunicazione.

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Interno del Teatro Garibaldi, quartier generale di Manifesta 12 (Photo courtesy of m12.manifesta.org)

5. Già dall’ultima edizione di Manifesta lavorate per incrementare la partecipazione del pubblico attraverso un’arte pensata per varcare le soglie del museo e pervadere lo spazio urbano, un’arte più multidisciplinare e performativa. Come prenderà forma a Palermo questa idea?

Prende forma sviluppandosi da uno studio urbano sulla città commissionato a OMA (Office for Metropolitan Architecture) che ha sviluppato una nuova visione, o meglio, diverse possibili letture di Palermo. Queste visioni urbanistiche sono state poi tradotte nel tema curatoriale di Manifesta 12, ‘Il Giardino Planetario, Coltivare La Coesistenza’, che è stato sviluppato da un team interdisciplinare e composto da Ippolito Pestellini Laparelli, architetto italiano e partner di OMA, Bregtje van der Haak, regista olandese, Andrés Jaque, architetto e studioso spagnolo, e Mirjam Varadinis, curatrice d’arte. Il progetto nel suo complesso si sviluppa da questi diversi apporti e approcci interdisciplinari e si svilupperà in un programma biennale decisamente polimorfo.

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Un estratto di Palermo Atlas. (Photo courtesy of m12.manifesta.org)

6. Il proposito principale di questa biennale sembra essere quello di gettare le basi per un cambiamento che possa sopravvivere anche oltre la fine di Manifesta. Come si colloca in questo contesto la realizzazione di Palermo Atlas?

La storia urbana e sociale di Palermo è segnata dalle speculazioni edilizie del secolo scorso, Palermo Atlas non poteva non registrarle. Il quartiere della Kalsa, dove Manifesta ha la sua sede principale – in Piazza Magione, al Teatro Garibaldi – è emblematico della direzione e delle modalità con cui la città si muove nel suo complesso. La multiculturalità di Palermo è ben rappresentata da Palermo Atlas, raccontata come un insieme di convivenza e di dinamismo microeconomico, di trasformazioni legate alla globalizzazione che si sposano con specificità territoriali e locali. Questo sincretismo particolarissimo, a mio parere, è il vero protagonista della città, e di Palermo Atlas che la racconta. Il libro, che sarà pubblicato a giugno, è uno studio, una visione, una lettura che rimane alla città come strumento di autoanalisi e di esportazione su scala internazionale di un modello, oltre che oggetto di studio per Manifesta per lo sviluppo de Il Giardino Planetario.

7. Cosa vi aspettate da questo evento e cosa vi augurate per il futuro di Palermo?

Mi auguro che Palermo colga questa opportunità di crescita. Per Manifesta è sempre importante iniziare nuove collaborazioni, sviluppare progetti, e favorire flussi di persone e idee. Nel campo della produzione artistica ci auguriamo che qualcosa a Palermo – dopo Manifesta – si avvii e diventi stabile, solido. Parliamo di una città complessa che sicuramente vivrà in modo interessante l’essere Capitale Italiana della Cultura, ma gli effetti e le tracce si vedranno soprattutto negli anni successivi.

 

Marta Graziano

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