Fabergé: Tesori Imperiali tra Collezionismo e Geopolitica

Primo uovo Fabergé, commissionato nel 1885 dallo Zar Alexander II.
Foto di Andrey Terebenin/SHM, Fabergé Museum.

Come stanno affrontando le creazioni Fabergé, simboli della maestria imperiale russa, le sfide del mercato dell’arte? Quali sono le conseguenze delle sanzioni internazionali e dell’interesse dei collezionisti globali su questi preziosi tesori?

Nel 2004, Sotheby’s era stata incaricata di vendere la grande collezione di nove uova Fabergé di proprietà di Forbes. Tuttavia, prima che l’asta avvenisse, un oligarca russo di nome Victor Vekselberg ha comprato l’intero lotto per 100 milioni di dollari. Questo tipo di acquisti da parte di oligarchi per riportare pezzi di storia nella propria patria non è raro ed infatti questi nove preziosi pezzi sono solitamente esposti al Fabergé Museum in Russia, ma dal 2022 il primo uovo mai realizzato facente parte della collezione è rimasto bloccato dalle sanzioni al Victoria & Albert museum di Londra.

Nel 2021 l’asta di novembre di arte Russa da Sotheby’s ha totalizzato 17,7 milioni di sterline, un record per il suo genere. Ma a partire dal marzo 2022, le case d’aste hanno seguito le direttive delle sanzioni legate allo scoppio della guerra russo-ucraina, le quali prevedono il divieto di “vendere, fornire, trasferire o esportare, direttamente o indirettamente, i beni di lusso a qualsiasi persona fisica o giuridica, entità od organismo in Russia, o per un uso in Russia”. Tra i beni di lusso compaiono specificatamente proprio gli oggetti d’arte, da collezione o di antichità. Ciò ha portato alla cancellazione delle tipiche aste dedicate all’arte russa, anche dette Russian Week, che si tenevano solitamente a giugno e a novembre ed all’eliminazione degli acquirenti russi.

Come spiega Daria Khristova, capo dipartimento da Bonhams per l’arte russa, “il mercato dell’arte russa nel Regno Unito era storicamente incentrato sulle Russian Week, eventi strutturati su più giorni che si tenevano a Londra nelle principali case d’aste (Christie’s, Sotheby’s e Bonhams) e che attiravano in città acquirenti da tutto il mondo, ai quali si offrivano circa 1500 lotti che comprendevano anche opere provenienti dalle ex repubbliche sovietiche”.

Tra i collezionabili più quotati spiccano le creazioni dell’orafo e gioielliere Carl Gustav Fabergé, realizzate con incisioni e smalti, tramite la tecnica del cloisonné. La produzione di Fabergé, iniziata a metà Ottocento, è strettamente legata alla corte dello “zar di tutte le Russie”, tanto che anche la sua “fine” combacia con la rivoluzione del 1917. Divenne di proprietà dello stato comunista e in seguito venne contesa tra gli eredi. Dopo essere stata venduta varie volte ed essere stata fusa con altri marchi, nel 2001 divenne la Lever Fabergé, che fabbricava articoli per la casa e la cosmetica, fino al 2007 in cui venne venduta per 142 milioni di dollari. Con questa vendita vennero anche acquisiti i diritti sulla creazione delle uova e sui gioielli. Oggi la Fabergé Ltd ha sede a Londra ed è registrata alle Isole Cayman.

Un kovsh di presentazione imperiale in gioiello, oro, smalto e pietra dura, donato al terzo barone Churchill da Nicola II nel 1896.
Venduto per £236,750 nel 2018 da Bonhams a Londra.

È dedicata a Fabergé la prima asta che riporta la Russia nelle grandi aste europee. L’11 luglio 2023 da Sotheby’s a Londra si è tenuta l’asta “Fabergé, Imperial & Revolutionary Works of Art”. Analizzandola, si può vedere che di 160 lotti offerti 37 sono andati invenduti e 13 sono stati venduti sotto la stima, mentre 55 hanno superato le aspettative, in alcuni casi quadruplicando la cifra.

I dati non stupiscono, dato che quasi l’intero corpo di pezzi presentati era datato antecedente al 1917. Infatti, il valore degli oggetti Fabergé dipende da: provenienza, stato di conservazione e la rarità. Gli oggetti imperiali hanno una stima diversa rispetto agli oggetti venduti nei negozi Fabergé di tutto il mondo. Anche la superba maestria artigianale e l’uso di materiali preziosi come oro, pietre preziose e smalto contribuiscono alla valutazione del valore. I pezzi realizzati dopo il 2007 non hanno un vero valore collezionistico, fatta eccezione per alcuni pezzi speciali e unici. Per esempio, nel 2021 è stato creato un nuovo uovo Fabergé da 2.2 milioni di sterline dedicato a “Game of Thrones”, e nello stesso anno sono stati disegnati anche la bottiglia e il cofanetto di una marca di whiskey irlandese di lusso, i quali hanno raggiunto in asta i 2 milioni di euro.

Khristova nota come “sembra che il mercato dell’arte russa di fascia alta “blue chip” sia rimasto relativamente resistente finora. Dopo due ann,i le restrizioni sono ancora in vigore. Il risultato dell’esistenza del mercato è che i pezzi veramente eccezionali e di qualità museale trascendono le attuali tensioni geopolitiche. Sebbene i cittadini russi siano esclusi, c’è ancora una domanda da parte di collezionisti russi che risiedono all’estero e che possono partecipare alle aste internazionali. Inoltre, i collezionisti occidentali più appassionati sono probabilmente ancora interessati a opere di spicco. Inoltre, meno oggetti di origine russa sono in offerta più è alta la domanda”.

Portapillole in nefrite a forma di rana, antecedente il 1899. Venduta per £225,062 nel 2019 da Bonhams a Londra.

I top lot ovviamente sono le uova imperiali, fatte realizzare su commissione di Alexander III e Nicola II per le donne della famiglia tra il 1885 e il 1917. Ne esistono 50 esemplari, due non finite, e sette andate perdute. Alcune delle uova nascondono sorprese o meccanismi. Ce ne sono poi altre 14 che fanno sempre parte delle uova imperiali ma che sono state regalate a membri differenti della casata. All’epoca, il costo per commissionare la realizzazione di questi gioielli oscillava intorno a 30 mila rubli, ovvero 15 mila dollari dell’epoca. Oggi tra tutte spiccano The Rotschild Clock Egg, venduto nel 2007 per 8,9 milioni di sterline (25 milioni di dollari oggi), The Winter Egg venduto nel 2002 a 9,6 milioni di dollari (16 milioni di dollari oggi) e The Pine Cone Egg, battuto per 3,14 milioni di dollari nel 1989 al fondatore di McDonald (che oggi sarebbero 7,73 milioni di dollari).

The Pine Cone Egg.
Foto di Christie’s Londra.

Khristova identifica come acquirenti e collezionisti storicamente predominanti i cittadini russi e quelli con un passato nell’URSS per i dipinti e le nazionalità miste per le opere d’arte e le icone. 

Gli americani hanno ancora una presenza significativa nel mercato dell’arte russa e degli oggetti Fabergé, con numerosi collezionisti negli Stati Uniti. Tuttavia, le tasse aggiuntive sugli oggetti russi, il divieto sull’avorio e le nuove sanzioni sui diamanti russi hanno ridotto la disponibilità di oggetti Fabergé di qualità per gli acquirenti americani. Nonostante queste difficoltà, l’interesse dei collezionisti americani rimane forte.

Ad oggi le case d’aste potrebbero dover ripensare e riorientare completamente le loro divisioni di arte russa, allontanandosi dal modello storico incentrato sui collezionisti russi e sugli eventi delle Russian Week.

di Elena Micheli.

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