Artisti afrodiscendenti nel mercato dell’arte: l’esperienza della Galleria P420

Gli artisti afrodiscendenti stanno guadagnando maggiore visibilità nel mercato dell’arte grazie soprattutto al movimento Black Lives Matter. Pure in italia si registra lo stesso fenomeno come dimostra l’esperienza artistica di Victor Fotso Nyie e Francis Hoffman entrambi rappresentati dalla galleria P420 di Bologna.

Per anni, all’interno del mercato dell’arte, gli artisti afrodiscendenti si sono trovati ad affrontare ostacoli significativi nel raggiungere la visibilità, tra cui la mancanza di rappresentanza nelle gallerie d’arte, la difficoltà nell’accedere a piattaforme di alto profilo e la sottovalutazione delle loro opere rispetto ai loro colleghi. Tuttavia, a seguito della morte di George Floyd “qualcosa si è mosso” secondo Victor Fotso Niye, artista afrodiscendente originario del Camerun, di base in Italia. Allo stesso modo, per Chiara Tiberio, della Galleria P420 di Bologna che rappresenta l’artista, “La morte di George Floyd è stata un catalizzatore per un movimento che, in realtà, esisteva già. Ha stimolato una maggiore consapevolezza di un contesto preesistente di disparità razziali. In risposta, il mercato dell’arte ha intensificato la sua attenzione verso gli artisti e i curatori afrodiscendenti e la loro produzione intellettuale. Questo interesse rinnovato si è allineato con il movimento Black Lives Matter, che ha evidenziato le questioni delle persone di origine africana, portando a una maggiore visibilità e riconoscimento nel campo dell’arte.”. Sebbene la crescente attenzione, talvolta, questa è in grado di generare delle contraddizioni “infatti una volta sono stato invitato ad una mostra e ho avuto la sensazione di essere lì a presenziare con le mie opere per un solo dato di inclusione e non un vero interesse alla mia arte”.  

Francis Hoffman, P420 Bologna exhibition ph.C.Favero

Pur tra le contraddizioni, sono state molte per l’artista Victor Fotso Niye le esperienze positive scaturite dal movimento Black Lives Matter: “la più importante tra queste è stata sicuramente quella nel 2020 nell’ambito della residenza artistica del Black History Month di Firenze – racconta. – Sono stati dieci giorni di condivisione di esperienze e di conoscenza di altri artisti afrodiscendenti. Tra questi c’erano Binta Diaw e Francis Hoffman. Tutti artisti che poi hanno portato avanti il loro percorso d’artista con grande dedizione. Tant’è vero che ci siamo ritrovati, poi, all’Onu, a fare una mostra organizzata dal Ministero degli Esteri italiano”. 

In questo contesto di nuove opportunità si inserisce, senza dubbio, la presenza dell’artista alla Biennale di Venezia in corso: “una fantastica opportunità che si è presentata grazie alla galleria che ha sottoposto il mio lavoro al curatore della Biennale. L’anno scorso, infatti, ho tenuto la mia prima mostra personale presso la galleria P420 e, per una felice coincidenza, il curatore della Biennale si trovava proprio a Bologna e ha deciso di visitare l’esposizione. Per me non si tratta di un semplice caso, né di sola fortuna. Il percorso dell’artista è un processo continuo. Da anni dedico impegno e studio nel mio lavoro artistico, e sono numerose le esperienze accumulate che hanno contribuito a questo processo”.

Francis Hoffman, P420 Bologna ph.C.Favero

In questo contesto e ormai da qualche anno, tra l’altro, la galleria P420, ha iniziato una collaborazione con artisti afrodiscendenti. “L’incontro con questi artisti è avvenuto in modo molto naturale e casuale” ci spiega Chiara Tiberio. Ogni anno, infatti, P420 collabora con l’Accademia di Belle Arti di Bologna per il progetto Open Tour. Tramite questo progetto, gli spazi della galleria ospitano mostre con giovani studenti dell’Accademia, selezionati dai loro professori che fungono da curatori. Queste mostre sono per noi un’occasione importante per scoprire artisti che si distinguono nel territorio bolognese. “In questo contesto, infatti, abbiamo incontrato Francis Hofmann, un artista afrodiscendente con cui collaboriamo dal 2020 e che aveva esposto nella nostra galleria durante l’Open Tour del 2018. Da allora abbiamo iniziato a seguire l’attività di Francis, offrendogli consigli e seguendo il suo lavoro, sino a rappresentarlo”. Come Francis Hofmann pure Victor Fotso Niye ha partecipato all’Open Tour. “Seguivamo Victor fin da quando aveva partecipato all’Open Tour, seppur da una certa distanza, mantenendo sempre i contatti. Nel tempo, però, le opportunità di esposizione si sono ampliate, anche attraverso la partecipazione a fiere internazionali, portandoci a includerlo ufficialmente tra gli artisti rappresentati dalla nostra galleria”.

Victor Fotso Nyie, Reve Lucide 2023, P420 Bologna-ph.C.Favero-Voyagerensemble

In questo, dunque, prosegue, Chiara Tiberio, “Non abbiamo cercato specificamente artisti di origine africana o afrodiscendenti, sono stati piuttosto eventi naturali che ci hanno portato a loro”. I riscontri per i due artisti non si rispecchiano soltanto per le opportunità d’esposizione. Infatti, sul mercato primario Francis Hofman ha ottenuto “un ottimo riscontro” anche perché “generalmente, la pittura o l’oggetto bidimensionale, parlando in termini di mercato, è generalmente più semplice da collocare” e l’artista ha ottenuto “un’immediata e importante risposta grazie alla sua pittura astratta ed estremamente originale”. Per quanto concerne Victor Fotso Nyie, invece, “è attualmente impegnato in un’intensa fase creativa” e le sue sculture altamente dettagliate hanno inizialmente trovato successo all’estero. Ora queste, però, stanno guadagnando riconoscimento anche in Italia “grazie alla partecipazione a tre prestigiose mostre: l’Accademia di San Luca, il Museo Ettore Fico e soprattutto la Biennale di Venezia”. 

Victor Fotso Nyie, Reve Lucide 2023, P420 Bologna-ph.C.Favero-Voyagerensemble

La storia di Victor Fotso Nyie e Francis Hofmann, attraverso la galleria P420, mostra  una trasformazione nel settore artistico, con artisti afrodiscendenti che iniziano a ottenere riconoscimento, seppur lentamente. Le loro carriere evidenziano un mercato dell’arte in evoluzione, che tende verso un’accoglienza della loro presenza, come peraltro rispecchia il tema della Biennale di Venezia 2024.

Aziz Sawadogo

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